San Francesco di Sales – Amare Dio smisuratamente

Published on 13 April 2024 at 14:59

San Francesco di Sales ricondusse nella Chiesa settantaduemila calvinisti, senza contare l’innumerevole numero di cattolici che fece rinascere alla vita di grazia e che condusse alle vette della vita interiore. Come ottenne un tale trionfo?

Quando il giovane sacerdote ventiseienne partì per la provincia di Chablais – regione attualmente divisa tra Francia e Svizzera – forse il più ottimista degli uomini non avrebbe potuto prevedere quale sarebbe stato il risultato dell’attività di quell’uomo.

Più di sessant’anni di ferrea dominazione calvinista avevano praticamente bandito la vera religione da quel luogo, e i pochi cattolici rimasti quasi non osavano praticarla in pubblico. Don Francesco di Sales si disponeva, quindi, a una missione non solo pericolosa, ma anche apparentemente impossibile per gli uomini. Non per Dio. Trent’anni dopo, quando venne a mancare, aveva riportato settantaduemila eretici in seno alla Chiesa e lasciato un’eredità spirituale che ancora oggi alimenta le anime.

 

Nascita e primi studi

Il 21 agosto 1567, nel castello di Sales, in Savoia, Francia, venne alla luce un bambino. Sua madre, una signora molto pia, quando lo aveva ancora in grembo supplicava Dio che lo preservasse da tutta la corruzione del secolo, perché avrebbe preferito essere privata della gioia di essere madre piuttosto che avere un figlio che sarebbe divenuto nemico del Signore attraverso il peccato. Queste suppliche, come il futuro avrebbe dimostrato, furono accolte molto bene dall’Altissimo e i loro risultati superarono certamente le speranze della madre. Il bambino fu battezzato il giorno dopo la nascita e ricevette il nome di Francesco Bonaventura.

I suoi genitori, Francesco, conte di Sales, e Francesca di Sionas, entrambi di illustre lignaggio, si preoccuparono molto della sua educazione. La contessa lo portava spesso in chiesa e lo invitava alla preghiera, cosa a cui lui seppe corrispondere con grandezza d’animo. In questo modo, l’ammirazione del bambino per le cose sacre e per le gesta eroiche dei Santi cresceva di giorno in giorno.

Vennero assunti dei maestri per istruirlo nelle scienze umane e nelle lettere, e il giovane dimostrò di possedere uno spirito di penetrazione e una profondità impressionanti. Suo padre, che già mirava a una promettente carriera per lui, decise di mandarlo a scuola nella vicina città di La Roche quando non aveva ancora sei anni.

Trascorsi due anni, fu trasferito alla scuola di Annecy. In quell’epoca ricevette la Prima Comunione e la Cresima. Il suo desiderio di consacrarsi interamente al servizio divino aumentava a mano a mano che cresceva in devozione e maturità, ma suo padre si ostinava a non ascoltare le sue sante intenzioni. Qualche anno dopo, questi decise che il figlio avrebbe dovuto studiare a Parigi.

 

Angosciosa sofferenza dissipata dalla Santissima Vergine

Gli anni trascorsi nella città-luce furono decisivi per la sua vocazione. Lì studiò Retorica, Filosofia e Teologia, oltre all’Ebraico e al Greco. Inoltre, per compiacere il padre, imparò ad andare a cavallo, a maneggiare le armi e a danzare, conoscenze indispensabili all’epoca per un uomo della sua classe. Tuttavia, Francesco non provava molto entusiasmo per questi divertimenti, trovando maggiore soddisfazione in letture spirituali e sante meditazioni.

Questo fu anche il periodo in cui Dio scelse di mettere alla prova il suo amato figlio. «Verso i diciotto anni, lo assalì una tentazione angosciosa di disperazione. L’amore per Dio era sempre stato la cosa più importante per lui, ma aveva l’impressione di aver perso la grazia divina e di essere destinato a odiare eternamente Dio insieme ai dannati. Questa ossessione lo perseguitava giorno e notte e la sua salute cominciò a peggiorare».1

Un giorno, mentre si trovava davanti ad un’immagine della Madonna nella chiesa di Saint-Étienne-des-Grès, si sentì particolarmente confortato. Con gli occhi fissi sulla Vergine, La implorò almeno della grazia di amare con tutte le sue forze questo Dio che era destinato a odiare per sempre nell’inferno. Appena terminata la preghiera, provò una consolazione indescrivibile che eliminò le tenebre che avvolgevano il suo spirito.

Qualche anno dopo, il giovane concluse gli studi a Parigi e, per volontà del padre, si recò a Padova per studiare Diritto. Dopo aver conseguito la laurea, poté tornare a casa. Il conte di Sales gli fece incontrare una graziosa pretendente, ma questa ben presto si rese conto che egli non era disposto a soddisfare i desideri paterni. Gli fu anche offerto un posto di prestigio nel senato di Chambéry, ma lui lo rifiutò. Aveva allora ventiquattro anni e, fino a quel momento, aveva rivelato solamente a sua madre e al canonico della cattedrale di Ginevra, suo cugino Luigi di Sales, la sua intenzione di consacrarsi interamente a Dio.

 

«Dobbiamo abbattere le mura di Ginevra»

Naturalmente, il rifiuto del matrimonio e dell’incarico in senato dispiacque a suo padre, che però non sospettava che il figlio aspirasse al sacerdozio. In quel periodo, si era liberato un posto di rilievo nella Diocesi di Ginevra e Luigi di Sales pensò di poterlo ottenere per suo cugino, contribuendo così a soddisfare i desideri del padre. Senza consultare nessun membro della famiglia, si recò dal Papa, spiegandogli la questione e raccomandandogli vivamente Francesco per l’incarico, cosa che il Pontefice accettò.

Il conte di Sales si stupì della dignità a cui il Vicario di Cristo elevava suo figlio, ma fu solo dopo molta pazienza e argomentazioni insistenti che si lasciò convincere.

 

Finalmente, il 18 dicembre 1593, Francesco fu ordinato sacerdote. Già nel suo primo discorso, egli espose l’obiettivo che si proponeva di raggiungere: riconquistare alla Santa Chiesa la regione di Ginevra, che da anni era sotto l’influenza calvinista. «Dobbiamo abbattere le mura di Ginevra per mezzo di preghiere ardenti e compiere l’assalto con la carità fraterna. Pertanto, avanti e coraggio, miei buoni fratelli! Tutto cede alla carità! L’amore è forte come la morte e per chi ama nulla è difficile», proclamò in quell’occasione.2

Il giovane sacerdote esercitava il suo ministero con zelo instancabile. Celebrava la Messa con esemplare devozione, le sue prediche attiravano persone da tutta la regione e la sua inalterabile bontà, nonostante il suo temperamento collerico, cominciava già a convertire i cuori più induriti. In breve, la Provvidenza trovava in lui ciò che serviva per assegnargli una missione ardua e gloriosa, alla quale Don Francesco di Sales si sarebbe dedicato con un ardore simile a quello che animò i primi Apostoli.

 

Verso Chablais

I primi predicatori calvinisti arrivarono a Ginevra nel 1532. Alcuni anni dopo, la Messa fu vietata, il Vescovo espulso e la riforma ufficialmente adottata. La città divenne il centro propulsore del calvinismo e fu chiamata «la Roma protestante».

A poco a poco, l’operato degli eretici, unito a quello degli eserciti protestanti, produsse un profondo sconvolgimento nella provincia frontaliera dello Chablais, che apparteneva al Ducato di Savoia, portando molti all’apostasia. All’epoca di Francesco di Sales, tra le trentamila anime che vivevano lì non si trovavano cento cattolici.

Nel 1594 il duca di Savoia, Carlo Emanuele, decise di ristabilire la vera religione in quel luogo e chiese a Mons. Claude de Granier, Vescovo di Ginevra residente ad Annecy, di inviare dei missionari per l’impresa.

Il prelato tenne un eloquente discorso al suo clero, ma la paura della morte e il timore delle difficoltà spaventarono tutti. Soltanto uno si offrì volontario per il compito, Don Francesco di Sales, al quale si unì suo cugino Luigi di Sales. Inginocchiandosi davanti al Vescovo, egli disse: «Se crede che io possa essere utile in questa missione, mi dia l’ordine di partire, perché sono pronto a obbedire, e mi considererò benedetto per essere stato scelto».3

I due intrapresero il viaggio il 14 settembre 1594, festa della Santa Croce. Quando raggiunsero la frontiera di Chablais, Francesco si inginocchiò e, tra le lacrime, pregò Dio di benedire il suo lavoro.

 

Inizio dell’apostolato a Thonon

Entrambi decisero di iniziare il loro apostolato dalla capitale Thonon, nella quale erano rimasti solo venti cattolici, timorosi di professare pubblicamente la loro fede per paura degli eretici. I sacerdoti li incoraggiarono a rimanere fedeli alla Religione Cattolica e a non temere la persecuzione.

I magistrati locali, nonostante le lettere di raccomandazione del governatore affinché ricevessero i missionari, si rifiutarono di ascoltarli e li trattarono con la durezza tipica di Calvino. Inoltre, cercavano un modo per aizzare la popolazione contro di loro.

Ciò nonostante, Francesco di Sales non si arrese. Essendo stati rifiutati i suoi inviti ai dibattiti pubblici, decise di fare visite private agli abitanti della città. A poco a poco, la cortesia e la bontà con cui trattava gli eretici cominciarono a dare i loro frutti. Attirati dal suo buon esempio, così diverso da quello dei ministri ugonotti gonfi di superbia e rancore, molte persone fecero ammenda.

Un convertito offrì la sua casa come luogo di riunione. Francesco vi teneva conferenze sulla Religione Cattolica e le conversioni aumentavano ogni giorno. I ministri ugonotti, allarmati, decisero allora di uccidere il benefattore del missionario. Fu data l’incombenza del crimine a un suo parente, che un giorno lo portò a spasso in un luogo lontano dalla città. Ma la sua intenzione era stata scoperta dalla vittima, che gli disse: «Amico mio, so cosa stai facendo: sei venuto qui per uccidermi. Ma non temere, perché se la vostra religione vi porta a uccidere amici e parenti, la mia mi obbliga, sull’esempio di Gesù Cristo, a perdonare il più crudele dei nemici».4 Confuso da tanta bontà, l’omicida frustrato chiese un colloquio privato con Don Francesco e divenne un fervente cattolico.

 

Aumento delle conversioni

Le frequenti conversioni non facevano che aumentare l’odio degli eretici, che per due volte tentarono di porre fine alla vita del santo missionario. La Provvidenza, tuttavia, lo salvò entrambe le volte. Temendo di perderlo, suo padre esortò il Vescovo di Ginevra a rimandarlo ad Annecy, ma Francesco non accettò e continuò a predicare.

In uno dei suoi sermoni, convertì più di seicento persone. Approfittando di ciò, chiamò i ministri ugonotti a una conferenza pubblica, invito accettato solamente da uno di loro. Quest’ultimo non riuscì a resistere alle argomentazioni del sacerdote cattolico e finì per abiurare pubblicamente i suoi errori. I suoi ex compagni di setta lo uccisero per questo “crimine”.

Don Francesco di Sales smuoveva i cuori non solo con la forza delle sue parole, ma anche con i miracoli. A Thonon c’era una giovane donna che, pur ascoltando con piacere le sue prediche e riconoscendo che i suoi argomenti erano inconfutabili, diceva che non avrebbe abbandonato l’eresia di Calvino. Ma Dio aveva disposto gli eventi in modo diverso.

 

Suo figlio, che le era nato da poco, morì senza il Battesimo per colpa sua, perché lei aveva deciso di ritardare l’atto sulla base di una credenza errata. Con l’anima immersa nell’angoscia e nell’afflizione per averlo privato di questa grazia, corse ai piedi di Don Francesco e lo implorò: «Mio caro padre, riportami mio figlio almeno per il tempo necessario che egli riceva il Battesimo, e io diventerò cattolica!».5

Commosso dalle lacrime di quella madre, si inginocchiò e chiese a Dio di avere misericordia. Tornata a casa, la donna trovò il bambino vivo e lo portò immediatamente in chiesa per battezzarlo. Il prodigio portò alla Fede Cattolica tutta la sua famiglia e numerosi calvinisti della città, che poterono testimoniare la veridicità di quanto accaduto.

 

Patrono dei giornalisti

Nonostante le conquiste, molti si rifiutavano ancora di ascoltarlo. Per superare questa difficoltà, decise di scrivere su fogli singoli, copiati in seguito dai suoi fedeli, i punti della Fede Cattolica che avrebbe trattato nella predica della domenica successiva. Questi opuscoli venivano distribuiti di casa in casa. Un’iniziativa polemica e audace, certamente, ma che rendeva possibile far conoscere la verità a quelli che si rifiutavano di ascoltarlo.

Fu a partire da queste pagine, redatte in un vero e proprio regime di guerra, che successivamente fu pubblicata l’opera Controversie. La sua scrittura e le sue argomentazioni rivelano il talento di un apologeta in grado di esporre punti intricati della dottrina in modo chiaro e accessibile. Per questo motivo, nel 1923 Papa Pio XI lo proclamò patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici.

Tutti i suoi sforzi diedero abbondanti frutti. L’ardente pastore convertì settantaduemila eretici alla vera religione. Alcuni anni dopo l’inizio della missione, Mons. Granier andò a visitare la regione e rimase impressionato dal fervore che vi si respirava. Don Francesco di Sales era riuscito a restaurare la fede in una regione che aveva trascorso più di sessant’anni sotto il dominio dell’eresia.

 

La croce dell’episcopato

Alla luce di questi successi e dell’aura di santità che circondava il nuovo apostolo, Mons. Granier propose il suo nome come Vescovo Coadiutore di Ginevra a Papa Clemente VIII. In un primo momento, Francesco fu riluttante ad accettare, ma comprendendo che questa era la volontà di Dio, accettò.

Il giorno stabilito si presentò a Roma per l’esame che precedeva la consacrazione episcopale, alla quale parteciparono eminenti teologi come San Roberto Bellarmino e il Cardinale Cesare Baronio. Il Sommo Pontefice rimase stupito dalla saggezza e dalla modestia del candidato.

In tal modo, nel 1602 fu finalmente ordinato Vescovo. Nell’autunno dello stesso anno, alla morte di Mons. Granier, assunse il governo della diocesi. Mons. Francesco di Sales stabilì la sua residenza ad Annecy, da dove, mosso da uno zelo pastorale soprannaturale, si prese cura del gregge a lui affidato.

 

Dono per guidare le anime

Si racconta che, dopo la sua morte, trovarono la sua scrivania gravemente graffiata nella parte inferiore, il che fa supporre che, per controllarsi nelle discussioni con i calvinisti, questo sant’uomo conficcasse le unghie nel legno del mobile. La bontà e la pazienza che attiravano tanti nel seno della Chiesa, e che sembravano provenire dalla sua natura pura, erano in realtà il frutto di una virtù eroica che bloccava completamente le reazioni del suo temperamento collerico.

L’Ordine della Visitazione è una dimostrazione dell’interiorità di quest’uomo che ha saputo donarsi per guidare le anime alla santità
San Francesco di Sales consegna la Regola dell’Ordine a Santa Giovanna de Chantal – Chiesa di San Severino, Parigi

Inoltre, tra le principali opere che lasciò in eredità ai posteri, l’Introduzione alla vita devota e il Trattato sull’amore di Dio riflettono in modo particolare l’interiorità di quest’uomo che seppe donarsi interamente per il bene degli altri e sottolineano la sua sublime arte di guidare le anime sulla via della santità.

L’eredità di una delle sue figlie spirituali lo dimostra bene. La baronessa Giovanna de Chantal, che aveva perso il marito all’età di ventotto anni, si mise sotto la sua direzione nel 1604, iniziando allora un rapporto soprannaturale da cui sarebbero scaturiti abbondanti frutti. Nel 1610, sotto gli auspici del Vescovo di Ginevra, ella fondò la Congregazione della Visitazione, che trentuno anni dopo contava già ottantatré monasteri.

 

«La misura di amare Dio è quella di amarLo senza misura»

L’ampiezza e la grandezza della sua opera possono suscitare nel lettore la seguente domanda: come ha fatto a realizzare tutto questo? La verità è che quando si ama davvero Dio e si è disposti a compiere la sua volontà, il Signore incorona con la grazia i miseri sforzi umani e ne fa sorgere un’opera grandiosa. Come afferma la massima di San Bernardo di Chiaravalle trascritta dal Vescovo di Ginevra nelle sue opere, «la misura di amare Dio è quella di amarlo senza misura».6 Questo è il segreto del suo trionfo.

San Francesco di Sales morì all’età di cinquantasei anni il 28 dicembre 1622, nella città di Lione, dopo aver pronunciato il dolce nome di Gesù. Fu canonizzato nel 1665 e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1877. La sua festa si celebra il 29 gennaio, giorno in cui le sue spoglie furono traslate ad Annecy. ◊

 

Note


1 BUTLER, Alban. Vida de los Santos. Ciudad de México: John W. Clute, 1965, vol. I, p.199.

2 RICHARDT, Aimé. Saint François de Sales et la Contre-Réforme. Parigi: François-Xavier de Guibert, 2013, p. 72.

3 BUTLER, op. cit., p. 200.

4 ROHRBACHER, René François. Vidas dos Santos. São Paulo: Editora das Américas, 1959, vol.II, p.262.

5 HAMON, M. Vie de Saint François de Sales. Parigi: Victor Lecoffre, 1924, p. 170.

6 SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE. Tratado sobre el amor a Dios, c.VI, n.16. In: Obras Completas. 2.ed. Madrid: BAC, 1993, vol. I, p.323.

 

SOURCE:

Victor Hugo Morais

Araldi Del Vangelo - RAV248 - Gennaio 2024

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